Vinitaly, l’ultima vendemmia dei presidenti: tra gaffe bibliche, passaggi di testimone e prosecco in lattina
- The Journalai
- 15 apr
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Come ogni anno, a Verona va in scena la kermesse del vino che accoglie il passaggio di figure di spicco – dai politici ai vip – pronti a stappare col botto e far scorrere fiumi in piena di rosso, bianco e bollicine.
Chi si aspettava un’edizione incentrata esclusivamente su tematiche enologiche è rimasto deluso: la fiera è stata per quattro giorni cannibalizzata da tre argomenti su tutti – i dazi imposti da Trump, i vini in lattina (o peggio, analcolici) e la riscrittura della Bibbia secondo il nuovo Vangelo del ministro Lollobrigida che, immortalato dai Journalai, ha rivelato il primo miracolo di Gesù: “moltiplicava il vino”.
Tirando le somme di questo Vinitaly, nello speciale podio dei TJ – oltre alla gaffe biblica del ministro – ci portiamo a casa anche l’ultima passerella da protagonisti per i governatori di Campania e Veneto, De Luca e Zaia. Un’edizione segnata da quello che sembra un (forse) passaggio di testimone, avvenuto nel padiglione veneto tra il governatore leghista e Luca De Carlo, senatore di Fratelli d'Italia, già presidente della Commissione Agricoltura alla Camera (oggi al Senato) e coordinatore regionale del Veneto e responsabile nazionale agricoltura per FdI.
Ma partiamo dall’inizio. È il giorno del taglio del nastro al Vinitaly e mancano ancora alcuni giorni alla sentenza della Corte Costituzionale sul terzo mandato per i presidenti di Regione.
“Cosa ne pensi?”, sussurra il governatore Veneto all’orecchio di De Luca, prendendolo sottobraccio prima dell’inizio della cerimonia. “Se si mantengono sul piano del diritto, non dovremmo avere problemi. Se non fanno porcate. È un problema pure quello” – risponde con la consueta sfrontatezza il governatore campano. “Premete pure voi, - incita De Luca a Zaia - perché questi romperanno il cazzo un minuto dopo. Pare evidente”.
L’atmosfera non è delle migliori in vista del verdetto. La tensione si percepisce anche nelle dichiarazioni di Zaia alla stampa: “È inaccettabile sentire che bisogna bloccare i mandati solo ad alcuni sindaci e governatori perché si creano centri di potere. È come dare degli idioti ai cittadini che vanno a votare”.
In Italia, sono cinque le regioni a statuto speciale approvate con legge costituzionale (Sicilia, Sardegna, Valle d'Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige), e nei comuni sotto i 15.000 abitanti i sindaci possono candidarsi per il terzo mandato. Sopra quella soglia, invece, il limite resta invalicabile: i capoluoghi restano quindi esclusi.E se da un lato De Luca ironizza sull’ipotesi del terzo mandato con un: “Puntiamo a Xi Jinping”, il ‘doge’ Zaia rincara:“Il caso è chiuso. Resta il nodo politico, perché la disparità di trattamento è palese. I limiti o valgono per tutti o per nessuno”.
Lasciamo la sala congressi, la cerimonia è finita. Visitando i padiglioni, dove – tra esercenti d’umore ondivago sul futuro della regione de La Serenissima – un momento degno di nota arriva dallo stand Asolo Montello. Qui, il governatore Zaia invita sul palco Luca De Carlo, candidato consigliere di FdI alle regionali del 2015. Tra una battuta e l’altra, i due danno vita a un siparietto che sa di anticipazione sulle prossime regionali previste per l’autunno 2025.
“Mi fate fare il presentatore?”, chiede stizzito Zaia, presentando De Carlo. “Comunque, dovete votare me e non loro”.
La risposta non si fa attendere e dà il via a un botta e risposta:
De Carlo: “Se c’è, sì”. Zaia: “Mi toccherà esserci”. De Carlo: “Io lo voto sempre e l’ho sempre votato”. Zaia: “Farò una lista. Me gha votà pe Fratelli d’Italia… me li son portati a seguito”.
Le parole di De Carlo, pronunciate a Vinitaly quasi in chiusura, suonano profetiche: il 9 aprile 2025 arriva la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara incostituzionale la legge della Regione Campania che consentiva al presidente uscente un terzo mandato consecutivo. Di conseguenza, anche Luca Zaia resta escluso dalla corsa alle regionali venete."Non credo si tratti di un passaggio del testimone" – commenta, scaramantico, il senatore Luca De Carlo – "ma è una rappresentazione plastica di ciò che sta accadendo: Zaia lo abbiamo votato tutti, ma se non potrà ricandidarsi, si apre uno scenario completamente nuovo, in cui tutti i partiti partono alla pari".
Sulla possibilità di una sua candidatura, De Carlo non si sbilancia, ma offre una riflessione:"Sento spesso evocare la linea del Piave, e mai una voce che dica qualcosa di diverso dal celebre 'Non passa lo straniero'. Siamo convinti che il Veneto debba restare ai veneti, e che le regionali debbano servire a scegliere il miglior candidato per il futuro della nostra terra. A me interessa di più il futuro dei veneti che quello dei partiti".
Che quello visto al Vinitaly sia stato davvero un passaggio del testimone? Solo il tempo potrà dircelo. Per ora si naviga a vista, tra dazi trumpiani congelati tra Europa e Stati Uniti, e quelli cinesi al +125%, a cui Pechino ha risposto bloccando l’export delle terre rare. Prosit.
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